Quando si parla di vaccinazione anti-vaiolo, si pensa subito a Jenner ed alla sua introduzione del poxvirus bovino per la vaccinazione umana contro le terribili epidemie di vaiolo umano. Ma le cose non sono andate proprio così.
Il virus vaccinico è il più antico agente virale utilizzato a scopo vaccinale. Prima dell’introduzione del virus vaccinico alla corte di Francia da parte del Dr John Fewster nel 1765 [1], la prevenzione del vaiolo era effettuato con l’inoculazione di materiale derivato da pustole umane parzialmente disidratato, il cui risultato era molto variabile e le cui prime descrizioni risalgono a Medici cinesi del 1579 [2]. E’ solo nel 1798 (dopo circa trenta anni) che Edward Jenner [3] standardizza e descrive le modalità per la scarificazione di materiale da pustole bovine o vacciniche (da cui poi deriverà il termine vaccino). Il trasferimento di questo materiale dalle pustole bovine all’uomo permette con risultati riproducibili (e con un numero limitato di imprevisti) la prevenzione delle epidemie di vaiolo che con cadenza decennale decimavano e sfiguravano la popolazione europea. Nei primi anni del novecento saranno alcune Ditte Farmaceutiche e soprattutto gli Istituti di Sanità pubblica in varie nazioni a sviluppare dei ceppi attenuati di cowpox (Poxvirus bovino). Quello più utilizzato al mondo è stato il vaccino anti-vaioloso Dryvax della Wyeth leader mondiale negli anni 40 ed unico produttore negli anni 60, attenuato e reso sicuro mediante preparazione dalla linfa vaccinica, come descritto nel 1803 dal medico napoletano Gennaro Galbiati, primario chirurgo presso la maternità dell'Ospedale degli Incurabili [4,5]. La produzione di tale vaccino è stata discontinuata nel 1980 essendo stato di fatto eradicato il vaiolo nel mondo. Nel 2002, dopo gli attentati delle Torri gemelli ed il rischio di attentati con agenti batteriologici da parte di gruppi terroristici, il Presidente Bush ha richiesto la preparazione di nuovi lotti di vaccino e la copertura vaccinale di gruppi scelti di tutori della legge (quali pompieri, militari, reparti speciali). L’avvio di nuove preparazioni vaccinali ha determinato il subentro della Ditta Acambis che da un clone del virus Dryvax, selezionato per purificazione mediante placche, ha allestito il nuovo vaccino ACAM2000, prodotto in colture cellulari di cellule Vero [6]. Un clone specifico del ceppo ACAM2000, reso ulteriormente attenuato per rimozione del gene della Timidina kinasi (TK-), è attualmente in corso di sperimentazione clinica per le sua efficacia oncolitica in patologie neoplastiche, particolarmente per l'epatocarcinoma [7-9]
Cosa ha fatto di innovativo Galbiati? il poxvirus bovino (o meglio materiale infetto da poxvirus bovino) che Jenner standardizza per uso umano, viene poi di fatto trasferito, come in precedenza per quello umano, da soggetti infetti a soggetti (generalmente bambini) sani, mediante l'inoculazione di piccole quantità di croste da pustole di piccole dimensioni: la variolizzazione. Ma questa procedura, che ha il vantaggio di trasferire un poxvirus poco virulento nell'uomo, di fatto ha ancora lo svantaggio di poter trasmettere, nel trasferimento da uomo a uomo, altre patologie infettive umane, quali la sifilide. E così il Galbiati introduce una tappa rivoluzionaria: il materiale infetto viene prima trasferito a giovenche sane e poi da queste ritrasferito all'uomo. Elimina il trasferimento da uomo infetto a uomo sano ed introduce il passaggio attraverso un bovino, che ha anche il vantaggio di produrre quantità maggiori e standardizzate di materiale da trasferire ai bambini da vaccinare. Come lui dice:
Inoltre il passaggio attraverso l'ospite naturale del virus ne permette di conservarne la patogenicità ed infettività, che nel trasferimento e passaggio seriale nell'uomo viene gradatamente perduta. Il Galbiati, descrive e difende il suo metodo in due pubblicazioni del 1803 e più tardi del 1810 da titolo Lettera apologetica sulla
vaccina in cui si esaminano le opposizioni di ogni genere fatte alla
vaccinazione in Napoli, ibid. 1803; Memoria sulla inoculazione vaccina coll'umore
ricavato immediatamente dalla vacca precedentemente inoculata, ibid. 1810. L'opposizione alla vaccinazione animale viene soprattutto dal Reale Istituto Centrale Vaccinico del Regno che più volte minaccia di far proibire tale procedura anche nel 1810 [10,11]. Il metodo sviluppato a Napoli resterà però limitato al Regno delle due Sicilie fino al 1865. Nel corso del Congresso Medical de Lyon [12], per la discussione sui rischi associati alla trasmissione da uomo ad uomo , il Dr Palasciano (allievo del Galbiati, deceduto il 1844) illustra il metodo sviluppato a Napoli che così diverrà lo standard mondiale di produzione del vaccino anti-vaioloso [13] e sarà usato dalla Wyeth per il suo Vaccino Dryvax anche negli anni ’70, fino al termine della produzione di questo vaccino.
Il virus vaccinico è il più antico agente virale utilizzato a scopo vaccinale. Prima dell’introduzione del virus vaccinico alla corte di Francia da parte del Dr John Fewster nel 1765 [1], la prevenzione del vaiolo era effettuato con l’inoculazione di materiale derivato da pustole umane parzialmente disidratato, il cui risultato era molto variabile e le cui prime descrizioni risalgono a Medici cinesi del 1579 [2]. E’ solo nel 1798 (dopo circa trenta anni) che Edward Jenner [3] standardizza e descrive le modalità per la scarificazione di materiale da pustole bovine o vacciniche (da cui poi deriverà il termine vaccino). Il trasferimento di questo materiale dalle pustole bovine all’uomo permette con risultati riproducibili (e con un numero limitato di imprevisti) la prevenzione delle epidemie di vaiolo che con cadenza decennale decimavano e sfiguravano la popolazione europea. Nei primi anni del novecento saranno alcune Ditte Farmaceutiche e soprattutto gli Istituti di Sanità pubblica in varie nazioni a sviluppare dei ceppi attenuati di cowpox (Poxvirus bovino). Quello più utilizzato al mondo è stato il vaccino anti-vaioloso Dryvax della Wyeth leader mondiale negli anni 40 ed unico produttore negli anni 60, attenuato e reso sicuro mediante preparazione dalla linfa vaccinica, come descritto nel 1803 dal medico napoletano Gennaro Galbiati, primario chirurgo presso la maternità dell'Ospedale degli Incurabili [4,5]. La produzione di tale vaccino è stata discontinuata nel 1980 essendo stato di fatto eradicato il vaiolo nel mondo. Nel 2002, dopo gli attentati delle Torri gemelli ed il rischio di attentati con agenti batteriologici da parte di gruppi terroristici, il Presidente Bush ha richiesto la preparazione di nuovi lotti di vaccino e la copertura vaccinale di gruppi scelti di tutori della legge (quali pompieri, militari, reparti speciali). L’avvio di nuove preparazioni vaccinali ha determinato il subentro della Ditta Acambis che da un clone del virus Dryvax, selezionato per purificazione mediante placche, ha allestito il nuovo vaccino ACAM2000, prodotto in colture cellulari di cellule Vero [6]. Un clone specifico del ceppo ACAM2000, reso ulteriormente attenuato per rimozione del gene della Timidina kinasi (TK-), è attualmente in corso di sperimentazione clinica per le sua efficacia oncolitica in patologie neoplastiche, particolarmente per l'epatocarcinoma [7-9]
Cosa ha fatto di innovativo Galbiati? il poxvirus bovino (o meglio materiale infetto da poxvirus bovino) che Jenner standardizza per uso umano, viene poi di fatto trasferito, come in precedenza per quello umano, da soggetti infetti a soggetti (generalmente bambini) sani, mediante l'inoculazione di piccole quantità di croste da pustole di piccole dimensioni: la variolizzazione. Ma questa procedura, che ha il vantaggio di trasferire un poxvirus poco virulento nell'uomo, di fatto ha ancora lo svantaggio di poter trasmettere, nel trasferimento da uomo a uomo, altre patologie infettive umane, quali la sifilide. E così il Galbiati introduce una tappa rivoluzionaria: il materiale infetto viene prima trasferito a giovenche sane e poi da queste ritrasferito all'uomo. Elimina il trasferimento da uomo infetto a uomo sano ed introduce il passaggio attraverso un bovino, che ha anche il vantaggio di produrre quantità maggiori e standardizzate di materiale da trasferire ai bambini da vaccinare. Come lui dice:
Ferdinando Palasciano |
Tutta questa vicenda sarebbe andata del tutto smarrita (essendo stata scritta in italiano) se nel 1906 il Dr Chambon non avesse voluto rendere omaggio al Dr Galbiati per la sua invenzione traducendo e pubblicando in Francese la relazione del Galbiati, con la descrizione di tutti gli eventi successivi, in particolare quelli del congresso di Lyon che ne avevano permesso la divulgazione all'intera Comunità Scientifica del tempo [14]. Di recente anche un editoriale su Infectious Agents and Cancer sull'uso di vaccini per la prevenzione delle neoplasie ha voluto mettere in evidenza il ruolo cruciale di Napoli (ed in particolare di Galbiati) sulla messa a punto del vaccino anti vaioloso [15].
La cosa ancora più sorprendente è che il Galbiati non era un ricercatore, nè un infettivologo o un esperto di Sanità Pubblica. Era un ginecologo, primario all'Ospedale degli Incurabili, con all'attivo varie pubblicazioni di chirurgia ginecologica e lo sviluppo di strumenti chirurgici innovativi. Inoltre fu socio e fondatore
dell'Accademia medico-cerusica di Napoli, socio onorario della Reale Società
borbonica delle scienze, corrispondente dell'Accademia medica di Sicilia e
cavaliere del Reale Ordine di Francesco I.
Referenze
Bibliografiche
- Hopkins DR The greatest killer: smallpox in history, with a new introduction.University of Chicago Press (2002);
- Needham J. Science and Civilization in China: Volume 6, Biology and Biological Technology, Part 6, Medicine.Cambridge University Press., Cambridge (1999);
- Jenner E. An inquiry into the causes and effects of the variolæ vaccinæ, a disease discovered in some of the Western Counties of England, particularly Gloucestershire, and known by the name of the cow pox. Printed by Sampson Low, London 1798. Reprinted Project Guttemberg, (2009);
- Galbiati G. Lettera apologetica sulla vaccina in cui si esaminano le opposizioni di ogni genere fatte alla vaccinazione in Napoli: al signor Michele Troja Printed by De Turris, Napoli (1803).
- Galbiati G. Memoria sulla Inoculazione Vaccinica. Yale University Cushing/Whitney Medical Library: (Printed in Napoli 1810); http://www.archive.org/details/39002086340990.med.yale.edu [webcite]
- Metzger W, Mordmueller BG. Vaccines for preventing smallpox. Cochrane. Database. Syst. Rev.CD004913 (2007);
- Heo J et al. Randomized dose-finding clinical trial of oncolytic immunotherapeutic vaccinia JX-594 in liver cancer. Nat Med 19:329–336 (2013) [webcite];
- Breitbach CJ et al. Oncolytic Vaccinia Virus Disrupts Tumor-Associated Vasculature in Humans. Cancer Res. 73(4); 1–75 (2013). [webcite];
- Buonaguro FM, Tornesello ML, Izzo F, Buonaguro L. Oncolytic virus terapie Pharmaceutical Patent Analyst, !: 621-627 (2012) [webcite];
- Annali universali di medicina - Volume 207,Edizioni 619-621- Pagina 553 (1869) [webcite]
- Colera e Vaiolo negli Abruzzi in epoca Pre-unitaria Nazionale: aspetti storico-microbiologici Cholera and Smallpox in Abruzzo region before the unity of Italy: historical and microbiological aspects. Giornale Italiano di Microbiologia Medica Odontoiatrica e Clinica Vol. XII (1): 7-26 (2008) [webcite];
- Compterendu des travaux et des discussions. Gazette Med Lyon 19: 449–471 (1864);
- Facts about smallpox and vaccination. British Medical Association Report (1905);
- Galbiati G, Mémoire sur l'innoculation vaccinale: avec l'humeur recueillie immédiatement de la vache précédemment inoculée: Bonneau A (1836–1904), Chambon E. Paris 1906. Yale University, Cushing/Whitney Medical Library: Printed by Rueff; (1906) http://archive.org/details/39002086341006.med.yale.edu [webcite];
- Mbulaiteye S and Buonaguro FM, Infections and cancer: debate about using vaccines as a cancer control tool. Infect Agent Cancer. 8:16 (2013) [webcite];
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