Convegno Internazionale su Virus e Tumori - Viral Oncology Research Meeting,
Napoli 4-6 Ottobre 2011
Si è tenuto nei giorni scorsi a Napoli il Convegno internazionale di Virologia oncologica a cui hanno partecipato circa 90 ricercatori provenienti da 10 nazioni (Italia, Francia, Uk, Germania, Olanda, Ch, Usa, IR, Giappone, Uganda) di 4 continenti. A Settembre è stato il centenario della prima scoperta di un tumore ad eziologia virale un sarcoma dei polli indotto da un retrovirus aviario. Nel 1911 Francis Peyton Rous (Baltimora, 5 ottobre 1879 – New York, 16 febbraio 1970), allora giovane ricercatore di 32 anni, scopre che il sarcoma può essere trasmesso da un pollo ammalato ad uno sano con il trasferimento di tessuto intero o finemente triturato, e che la filtrazione di tali estratti rimuoveva la possibilità di trasferire la patologia. Sebbene di fatto Rous non avesse identificato il virus, ne aveva però dimostrato l’esistenza come anni addietro aveva fatto Pasteur (1822-1895) per la Rabbia. Rous aveva così aperto il campo della virologia oncologia e per tale scoperta avrebbe avuto il Nobel per la Medicina nel 1966. Da allora sono stati scoperti molti virus oncogeni, in particolare una intera nuova famiglia di virus ad Rna (i retrovirus), le loro vie di trasmissione, la modalità di replicazione, i meccanismi di trasformazione. Si è così accertato, che sebbene in varie specie animali ci siano patologie neoplastiche a rapida progressione clinica associate ad agenti virali, nell’uomo non esistono (o non sono state sinora identificate) patologie neoplastiche acute a patogenesi virale. Nell’uomo, invece, sono presenti vari agenti virali (quasi tutti a Dna) causa necessaria ma non sufficiente ad indurre una patologia neoplastica. Le neoplasie al fegato, ad esempio, sono prevalentemente dovute a sostanze chimiche (in particolare l’alcool e l’aflatossina prodotta da una muffa l’Aspergillus Flavus) ed ai virus epatitici (in particolare l’Hbv e l’Hcv). Tali agenti inducenti, però hanno bisogno di altri co-fattori sia di suscettibilità individuale che di esposizione ad altri co-cancerogeni per manifestare interamente la loro potenzialità oncogena. Tra i co-fattori un ruolo rilevante è svolto dallo stato immunologico dell’individuo, che può essere reso meno efficace da altre infezioni intercorrenti (quali quelle da virus dell’HIV o da malaria e parassiti delle nazioni in via di sviluppo) o da trattamenti farmacologici (quali quelli chemioterapici per trattare patologie neoplastiche o autoimmuni, o per ridurre il rigetto di trapianti d’organo o di midollo). Per tutti questi motivi le neoplasie a patogenesi ambientale associate ad agenti infettivi sono in generale numerose (rappresentando circa il 20% di tutte le patologie neoplastiche), svolgendo un ruolo determinante soprattutto in alcune fasce di popolazione a rischio.
Studi epidemiologici
Per valutare in maniera scientifica l’ampiezza della problematica e verificare la presenza di particolari fattori ambientali hanno partecipato ai lavori gli autori del GloboCan (l’osservatorio oncologico della Organizzazione Mondiale della Sanità –OMS/WHO di Lione), ricercatori del National Cancer Institute (NCI/NIH, Bethesda, USA), epidemiologi Italiani. Le relazioni presentate confermano che la valutazione di tumori a patogenesi prevalentemente genetica/familiare (quale il carcinoma al seno), quelli ambientali chimici (quale il ca del polmone) e quelli a patogenesi ambientale infettivologivi (quale il ca del fegato, il ca della cervice uterina ed i linfoma) permettono di identificare il ruolo delle componenti ambientali del territorio ed il rischio di insorgenza nella popolazione.
Studi molecolari-patogenetici
Il raffronto tra i diversi meccanismi patogenetici delle neoplasie associate ad agenti virali rappresenta una strategia rilevante per identificare vie metaboliche comuni su cui effettuare il monitoraggio di progressione neoplastica, valutare l’efficacia dei protocolli terapeutici utilizzati, sviluppare nuove terapie innovative. Nel corso del convegno, grande risalto è stato dato allo studio dell’attività telomerasica (che risulta fortemente incrementata nelle patologie neoplastiche) oltre che ad una più puntuale caratterizzazione degli oncogeni virali ed alla loro attività sugli onco-soppressori cellulari. Di particolare interesse gli studi condotti sui retrovirus endogeni (Norbert Bannert del Koch Institute, DE), e tra di essi gli studi sul virus del carcinoma della mammella umano, analogo a quello ben studiato dei tumori murini; rilevanti anche i dati sui virus del polioma sia relativi all’SV40 (che introdotto nella specie umana negli anni ’60 è oggi presente in alcune comunità) che quelli del Merkel Cell Carcinoma Virus (identificato molto di recente).
Approcci terapeuticiI grandi progressi raggiunti dalla biologia molecolare negli ultimi anni stanno attualmente permettendo notevoli progressi sia in campo diagnostico (con lo sviluppo di tecnologie avanzate, inclusa la Systems Biology, che rappresenta l’analisi dei massimi sistemi in biologia) che in quello terapeutico (con lo sviluppo di approcci terapeutici altamente innovativi). Forse la produzione di farmaci non convenzionali, inimmaginabili fino a qualche anno fa è l’aspetto discusso nel convegno che può colpire di più l’interesse sia del vasto pubblico che di esperti di settore: costruzione di vaccini espressi da virus (quali adenovirus, lentivirus, poxvirus), sviluppo di virus litici in grado di eliminare le cellule neoplastiche, allestimento di molecole vaccinali anti-cancro in piante.
Ricadute a breve termine del SSNLo sviluppo di numerose strategie innovative biotecnologiche avanzate sta permettendo e permetterà a breve termine una più precisa caratterizzazione delle patologie infettive croniche ad evoluzione neoplastica ed una maggiore prevedibilità della progressione neoplastica. A più lungo termine invece sarà possibile la realizzazione di strategie preventive e terapeutiche delle patologie neoplastiche già presenti nell’individuo.
Sito Web https://sites.google.com/site/viraloncol/
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