lunedì 22 giugno 2015

Patologi Oltre Frontiera - APOF

Tra le varie Associazioni e Società Biomediche Italiane che hanno tra i loro obiettivi quello di contribuire a migliorare la qualità della Sanità e lo stato di salute delle popolazioni, un ruolo particolare è quello ricoperto da Patologi Oltre Frontiera - APOF, una Organizzazione Non Governativa fondata a Venezia nel 1999 con lo scopo di realizzare progetti finalizzati allo sviluppo dell'Anatomia Patologica e della diagnostica oncologica nel Sud del mondo. 

L'APOF è nata per iniziativa di un gruppo di anatomopatologi appartenenti al Comitato attività internazionali della SIAPEC (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologica Diagnostica), inizia la sua attività nello stesso anno, aderendo ad un progetto di creazione di un Servizio di Anatomia Patologica in Tanzania, proposto dall' "Associazione Cultura e solidarietà Vittorio Tisòn".
Nel 2001 Patologi Oltre Frontiera è stata ufficialmente riconosciuta come ONLUS, mentre nel 2006, in seguito al riconoscimento del Ministero degli Affari Esteri, è stata inserita nell'elenco delle Organizzazioni Non Governative Idonee. Nel corso di un decennio di attività, Patologi Oltre Frontiera ha realizzato progetti in Africa, America Latina, Europa e Medio Oriente. In questi anni ha, inoltre, sottoscritto accordi di partnership con diverse realtà istituzionali ed associative, sia nazionali che territoriali, italiane ed estere.


  
a cura di Agostino Faravelli  
Molti progetti sono riportati sul sito. Ma forse quello più avvincente rimane il primo condotto in Zambia che rappresenta anche il primo impegno per realizzare una attività di telepatologia, descritta magistralmente da Agostino Faravelli nel libro Parabola Africana. Le vicissitudini di quel progetto e gli interrogativi aperti saranno poi ripresi nel 2009 in una relazione dal titolo LA DIAGNOSI ISTOLOGICA PASSA ATTRAVERSO UN SATELLITE: UNA PARABOLA AFRICANA svolta al Convegno Internazionale Sopravviverà la Medicina all'abbandono della clinicadell'Associazione Medicina e Persona.
Certamente le difficoltà di una diagnosi isto-citologica in aree remote rimangono notevoli nonostante i diversi tentativi condotti negli anni sia da Isituzioni pubbliche che private, basti pensare ai progetti:

  1. Ospedali Italiani nel mondo - IPOCM, di cui rimane una flebile traccia in un report del 2004 ed un capitolo del libro Telehealth in the Developing World  pubblicato nel 2009 dall Royal Society of Medicine Press Ltd;
  2. Progetto Zambia dei Lions per l'Ospedale di Chirundu, sostenuto dal dinamico Roberto Fresia
Di notevole interesse sarà vedere l'evoluzione dei progetti che ruotano attorno all'Ospedale di Lacor, Gulu- Uganda su cui al momento convergono una serie di inziative sia del progetto GuluNap dell'Università Federico II e del progetto Uganda Lacor di APOF, che quello di EMBLEM dell'NIH.

L'Ospedale San Gallicano
Auspicabile sarebbe anche la collaborazione tra le iniziative sulle popolazioni migranti in Italia svolta INMP* di recente Istituzione  e gli Ospedali Italiani delle regioni di origine di tali migranti per l'opportuno monitoraggio delle patologie prevalenti in tali popolazioni e l'ottimale applicazione di protocolli diagnostico-terapeutici.



*  Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) - National Institute for Health, Migration and Poverty (NIHMP)