sabato 27 aprile 2013

Un Progetto Europeo per lo sviluppo di un vaccino terapeutico per l'epatocarcinoma, coordinato dalla Biologia Molecolare ed Oncogenesi Virale del Pascale


Un finanziamento di 5'800'000 € per lo sviluppo di un vaccino terapeutico per l'epatocarcinoma è stato assegnato dalla Comunità Europea alla Virologia del Pascale.

Si tratta di un modello innovativo di immunoterapia per indurre una risposta cellulo-mediata contro le cellule neoplastiche di epatocarcinoma. In generale i vaccini preventivi sono usati per indurre una risposta umorale con la produzione di anticorpi per prevenire patologie infettive acute (quali il morbillo, la pertosse, la polio).

Negli ultimi anni si stanno sviluppando approcci vaccinali per curare (e guarire) infezioni croniche e patologie neoplastiche. Questi vaccini terapeutici hanno l'obiettivo di indurre una risposta cellulare con la produzione di linfociti T citotossici in grado di lisare cellule cronicamente infette o cellule neoplastiche. Ci sono ancora molte difficoltà ad ottenere questo risultato, sia per la complessità di identificare idonei epitopi antigenici  sia per la necessità di presentarli adeguatamente (con opportuni adiuvanti o in protocolli ex vivo) alle cellule dendritiche, che svolgono un ruolo chiave nella risposta immunologica.

La rilevanza del progetto proposto e l'eccellenza del network (che include altri 8 Partners di 6 paesi  Europei, incluso due SMEs) è stata ben compresa dal pool di esperti valutatori che lo hanno approvato e permesso il finanziamento (con 1-2 ulteriori progetti) tra gli oltre 1000 presentati inizialmente.


Un risultato davvero eccezionale per il proponente e coordinatore, il Dr Luigi Buonaguro, medico ricercatore dell'Istituto Nazionale Tumori  "Fondazione Pascale", Professore Associato Aggiunto dell'Univerità del Maryland, docente del PhD program in Molecular Medicine del San Raffaele-MI, specializzato in Microbiologia e Virologia, che negli ultimi anni si è focalizzato su studi immunologici vaccinali. Il Dr Buonaguro è uno degli esperti F1000 per i vaccini anti HIV, section editor in Immunologia del J. of Translational MedicineMembro del Board di Clinical and Vaccine Immunology -Soc. Americana di Microbiologia, Managing Editor di Expert Review of Vaccines. Rilevante è stato l'aver studiato e sviluppato modelli vaccinali anti-HIV, che essendo un retrovirus si integra nel genoma umano e, nelle cellule infettate cronicamente, induce modificazioni di espressione funzionalmente paragonabili a quelle presenti nelle cellule neoplastiche. L'essersi formato su un modello diverso e per alcuni versi lontano da quelli usati in oncologia,  ha permesso lo sviluppo di  un approccio del tutto innovativo e non convenzionale.

Quali sono le difficoltà di un tale finanziamento? L'altissima competitività: uno-due progetti finanziati per ciascuna call, che la comunità scientifica Europea decide di finanziare per cinque anni, dando all'idea proposta la reale possibilità di raggiungere un risultato concreto trasferibile alla clinica (translational research). Anche in questo caso è previsto un trial clinico di fase I, per valutare tossicità ed efficacia delle molecole sviluppate.

Ci sono analoghi finanziamenti in Italia? La tipologia più simile è quella del 5x1000 dell'AIRC la cui soglia però si aggira sui 2 milioni di euro, generalmente integra 50-120 gruppi di ricerca ed è coordinato da un studioso emerito del settore, quasi come un riconoscimento alla carriera.

E' possibile influenzare (guidare) le scelte di queste commissioni? è una evenienza molto difficile se non impossibile dato che la lotta tra i proponenti è agguerrita  e non solo per l'entità del finanziamento, ma soprattutto per la sopravvivenza e l'affermazione della propria proposta.

E' verosimile pensare che ci siano delle preferenze sulla base della nazionalità del proponente o dell'approccio metodologico proposto? questi elementi generalmente favoriscono (o meglio premiano) i ricercatori di scuola anglosassone ed è molto improbabile che ci sia stata una preferenza in tal senso per il progetto in oggetto. Certa, invece, è stata la determinazione e la caparbietà del proponente nel presentare l'ennesimo progetto di ricerca.  Nel 2006 la Virologia Oncologica ha partecipato alla presentazione del progetto Europeo NGIN, coordinato dalla Dr.ssa Gabriella Scarlatti (San Raffaele-MI), finanziato con 7'534'000 di euro e durato dal 2008 al 2012. Nel corso di questo periodo la Virologia ha partecipato ad un Progetto COST, con i suoi partners dell'Istituto di Genetica Vegetale (Dr Teodoro Cardi). Poi sono stati presentati (come proponente) 4 progetti, tutti passati nella fase 2, e l'ultimo dei quali classificatosi come primo non finanziato. Tenacia e determinazione che hanno permesso di maturare un costante aumento di qualità (nel corso del finanziamento NGIN) e, alla scadenza   dell'uno, di ottenere il finanziamento del successivo senza interruzione di continuità.

Sarà stato un caso? possibile, non ne avremo mai la certezza.  Di certo per partecipare a qualsiasi competizione sportiva bisogna allenarsi con costanza e determinazione, poi forse non si vincerà mai la medaglia o la si vincerà perchè l'avversario più temibile quel giorno non ha sentito la sveglia. L'unica cosa certa è che bisogna allenarsi. Tutti i giorni sui blocchi di partenza. Bisogna essere  Decoubertiani partecipare per partecipare, ma soprattutto augurarsi che il giorno della medaglia la competizione sia avvenuto con tutti gli atleti in gara, perchè non è necessario vincere, ma è bello vincere per i propri meriti  e non per le avversità degli altri.

Ora bisogna solo rimboccarsi le maniche e raggiungere gli obiettivi proposti: mettere alle corde l'epatocarcinoma, dando una svolta reale agli approcci terapeutici e fornendo una prognosi migliore ai pazienti.



venerdì 26 aprile 2013

Innovazione e Ricerca: Un Premio Nobel al Pascale


Innovazione e Ricerca - la Newsletter dell'Istituto Tumori di Napoli.
In questo Numero:
Meeting Reports: - Dal Pascale visto per voi: Un Premio Nobel al Pascale, 12 Aprile, Aula Cerra, Napoli




http://issuu.com/irccs_pascale/docs/innovazione_e_ricerca_03-2013/4

sabato 13 aprile 2013

Il lupo perde il pelo ma non il vizio

Quante volte abbiamo usato questa espressione? Letteralmente sembrerebbe indicare che il lupo invecchia ma non perde il vizio .... ma quale vizio? certo se il vizio fosse ... quello di mangiare (o di attaccare agnellini indifesi) sembra ovvio che forse non si tratterebbe di vizio, ma di necessità (e forse bisognerebbe rispondere con un altro motto latino: mors tua, vita mea). La versione latina del motto in oggetto è più chiara: lupus mutat pilum, non mentem, che letteralmente dovrebbe essere tradotto nella frase il lupo muta il pelo, non il modo di pensare.

Dopo la lezione Magistrale del Prof Harald zur Hausen (tenuta lo scorso Venerdì 12 Aprile, all'Istituto Tumori IRCCS-Fondazione Pascale) dal titolo The role of pathogens in human cancers , il motto latino mi è tornato alla mente. Un premio Nobel (in Medicina del 2008) da 10 anni in pensione, potrebbe semplicemente fare un racconto della sua intuizione, della sua scoperta e della sua attività scientifica (450 pubblicazioni), senza impelagarsi in una nuova teoria scientifica o in una nuova querelle. Ed invece a quasi 40 anni dalla sua intuizione del ruolo del papillomavirus nelle patologie umane (ed in particolare nelle neoplasie della cervice uterina), in aperto contrasto con la comunità scientifica che sosteneva al contrario il ruolo dei virus erpetici (HSV-2), ha lanciato l'ipotesi di una patogenesi virale per le neoplasie del colon. Un cacciatore, rimarrà sempre un hunter che fiuta la sua preda.

Questa sfida, però, è ancora più complessa essendo su una patologia considerata da anni il prototipo delle neoplasie causate dall'accumulo di danni genetici, e nella cui patogenesi non era mai stato proposto il ruolo di un agente patogeno.
Quali sarebbero gli elementi che suggerirebbero il ruolo di un agente patogeno?

L'aumento di neoplasie del colon in quelle popolazioni che mangiano carne bovina non cotta. Si vedrebbe una differenza anche tra popolazioni che mangiano carne di bovini di specie diverse, con minore incidenza nelle popolazioni che si nutrono di bovini Yak tibetani (Bos grunniens) rispetto a quelle che si nutrono di bovini Euroasiatici (Bos taurus) o anche degli Zebu Indiani (Bos indicus) o degli ibridi ottenuti dall'incrocio di B. taurus con B. indicus: B. taurus africanus ( i bovini sanga a cui appartengono anche la razza ugadese Ankole-Watusi). Questi bovini di specie o di sotto-specie diverse sarebbero suscettibili a patogeni diversi, che poi trasmetterebbero all'uomo. Basti pensare alla diversa suscettibilità della specie indicus alla peste bovina che ne ha permesso la diffusione in Africa a scapito di altre sotto-specie. 

Quanto solidi sono questi dati? sono solo illazioni? cosa manca per ottenere dei dati consistenti?


Dal punto di vista epidemiologico i dati sono molto lacunosi e controversi soprattutto perchè le informazioni disponibili paragonano genericamente carni bianche (pollo, coniglio, ecc..) con carni rosse (bovine, equine, suine, ecc..) e meno che mai con specifiche sottospecie bovine.


Dal punto di vista microbiologico, potrebbero essere implicati una serie di patogeni, inclusi gli ultimi arrivati: i TTvirus.


Ma se la situazione è così complessa e così controversa, perchè imbarcarsi in una avventura così perigliosa? L'Ulisse Dantesco avrebbe risposto: Nati non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Harald, invece, ha semplicemente ribadito che conoscere il ruolo necessario di un patogeno, anche se non sufficiente da solo ad indurre una patologia,  permette di ridurne l'esposizione ed "addirittura" di sviluppare degli idonei sistemi vaccinali.


Quanto entusiasmo e quanta sana incoscienza giovanile in un saggio di 75 anni, che stimola i più giovani a non avere paura di esporsi e di guardare con attenzione e spirito critico anche quegli argomenti in cui sembra tutto chiaro ed a nessuno verrebbe in mente di mettere in discussione quanto generalmente ritenuto corretto e sottoporlo ad una ulteriore verifica.