Si sente parlare spesso di mal d'Africa, e forse ne sono affetto
anche io, ma di preciso non so cosa sia e soprattutto non so se i sintomi siano
gli stessi per tutti.
Era da poco iniziata l'epidemia di AIDS ed eravamo ancora al
centro dell'attenzione mondiale per i nostri studi sul Sarcoma di Kaposi (KS) e
per i Congressi organizzati a Napoli nel Giugno del 1983 ed a Sorrento del 1986, quando
ci rendemmo conto che forse l'epidemia non era direttamente legata all'agente
eziologico del KS, ma anche essa aveva un link con l'Africa. In Europa i primi
casi di KS non erano di omosessuali caucasici, ma di emigrati Africani, come
evidente nel convegno "International
Symposium on African AIDS", organizzato a Brussels nel 1985 da Nathan
Clumeck. Quello fu la scintilla per andare a verificare la prevalenza di AIDS
in Africa e se i KS da noi studiati in Uganda fossero associati o meno
all'HIV/AIDS1. E così fu dato inizio alla serie di congressi
sull'HIV in Africa di cui il primo a Napoli nel 1987 dal titolo "AIDS and Associated Cancers in
Africa: Second International Symposium", il successivo a Kinshasa
Tanzania (1988) e poi Marsiglia Francia (1989) e così prese inizio ICASA, la prima
grande serie di congressi su HIV e Neoplasie-associate in Africa. Nel contempo
si costituiva una task-force italiana di intervento per l'Uganda con la
convergenza della Direzione
Generale per lo sviluppo e la Cooperazione del Ministero degli Esteri (con Guido
Bertolaso e Vincenzo Racalbuto), dell'Istituto Superiore di Sanità - ISS (con
Donato Greco), dell'ICSC the ICSC-World Lab, Lausanne, Switzerland
(Project MCD-2/7).(Prof. A. Zichichi) sui progetti proposti dal nostro
gruppo2 . Nell'ambito di quella attività fu costituito l’East Africa AIDS Research Center
presso l’Uganda Virus Research Institute di Entebbe-Uganda. Ma una parte del
progetto ci fu chiesto di svilupparlo presso l’Ospedale Missionario Italiano del Saint Mary's Hospital a Lacor. Ed alla fine degli anni ’80 arrivammo al
Lacor. Un ospedale di altissimo livello nel Nord dell’Uganda, ai confini con il
Sudan/Darfour, e prossimo al Congo/Zaire. Lì nei primi anni ’90 conducemmo
uno studio di caratterizzazione biomolecolare con sequenziamento nucleotidico ed analisi filogenetica dell’HIV e
riuscimmo addirittura a dimostrare che la clade in evoluzione era quella A
mentre la D (ritenuta in fase evolutiva) rappresentava la forma ancestrale in
estinzione2.
In quel periodo potemmo incontrare i Corti (Piero e
Lucille Teasdale) e diventare amici di Matthew Lukwiya, e con
il supporto della comunità scientifica Ugandese il progetto Vaccinale anti-HIV
da noi in corso di messa a punto fu incluso nel piano nazionale di lotta
all’AIDS (IAVI
report Oct-Nov 2002 page 11).
L’incontro con la realtà di Gulu fu scioccante ed illuminante allo
stesso tempo. Una situazione molto difficile dal punto di vista sociale e
sanitario, retta da persone con una motivazione, una determinazione, un
altruismo mai incontrato fino ad allora. Il primo incontro/scontro con Matthew
fu una esperienza unica: noi avevamo avuto un progetto (finanziato dal
Ministero degli Esteri e dal Ministero della Sanità) per valutare prevalenza ed
incidenza dell’HIV in quella regione e lui parlava di strade, di biciclette.
Pensai dapprima di avere a che fare con un imbroglione, che voleva solo usare i
nostri preziosi soldi della Cooperazione per chissà quale malaffare. E quella
sera finì male: nessuno dei due voleva cedere. Io volevo solo usare i soldi del
nostro progetto fino all’ultimo centesimo per i nostri campioni. Poi qualche
sera dopo andai nel suo appartamento, che era al piano di sotto della guest
house di Lacor. Noi ospiti temporanei abitavamo al piano di sopra, loro al
piano di sotto. Noi avevamo un bagno ed una doccia comune per tutti gli ospiti.
Loro non avevano il bagno in casa. Piero Corti non voleva stravolgere del tutto
le loro abitudini. Il bagno era fuori nel cortile e comune. Così anche per gli alloggi
degli infermieri.
Piero, Lucille e Matthew |
Qualche giorno dopo parlai con Matthew di strade sterrate e di
…….. due biciclette.
Diventai grande amico di Matthew, un acholi laureato a Kampala in
Medicine e con master in epidemiologia conseguito a Toronto, che ricambiava
affettuosamente la mia stima. Matthew rimarrà in modo indelebile nei miei
ricordi, come collega ed ancor più come uomo che ha affrontato la vita con
tenacia e con determinazione, ma soprattutto ha affrontato la morte con dignità
al posto di comando ….. in piena
epidemia di Ebola all’Ospedale di Gulu nel 2000. L’ultimo a morire di Ebola
dopo averla diagnosticata ed averne implementato le procedure per la corretta
gestione sanitaria.
Molti scolari, in
passato, si sono entusiasmati (come me) sui banchi di scuola alle gesta di Leonida e dei
suoi trecento opliti spartani alle Termopili che bloccando l’invasione dei
Persiani di Serse avevano salvato Atene, ma quei racconti lontani nel tempo evocano
storie mitiche forse anche un po’ manipolate. La storia di Matthew, invece, è una cronaca
dei nostri giorni, una storia ed un esempio di dedizione difficile da dimenticare
ed ancor più difficile da emulare ….."What would happen if Ebola, a deadly and highly contagious
virus, left the remote heart of Africa?” http://www.bbc.co.uk/radio4/science/ebola.shtml.
1. Levy JA, Pan LZ, Beth-Giraldo E, Kaminsky
LS, Henle G, Henle W, Giraldo G. Absence
of antibodies to the human immunodeficiency virus in sera
from Africa prior to 1975. Proc Natl Acad Sci U S A. Oct;83(20):7935-7, (1986 )
2. Buonaguro L, Del Guadio E, Monaco M,
Greco D, Corti P, Beth-Giraldo E,Buonaguro FM, Giraldo G. Heteroduplex mobility
assay and phylogenetic analysis of V3 region sequences of human immunodeficiency
virus type 1 isolates from Gulu, northern Uganda. The Italian-Ugandan
Cooperation AIDS Program. J Virol.
69(12):7971-81 (1995)
- Giraldo's Karger's Books;
- Giraldo's NLM Books
- Karger's Series Book
- ICASA History
- ICASA Report 2005
- Un Comboniano in Uganda: Frate Elio Croce
- Un documento youtube su: Attività al Lacor Hospital di Gulu
- The Erice_AIDS statemen WFS 1999