30 anni fa a Napoli
Erano gli inizi degli anni '80, da poco era scoppiata l'epidemia di AIDS ed il nostro gruppo diretto dal Prof. Gaetano Giraldo, si trovò al centro dell'attenzione mondiale essendo uno dei pochi laboratori al mondo che studiavano il Sarcoma di Kaposi (KS). Gaetano sull'esempio di Burkitt, lo scopritore del linfoma che da lui ha preso il nome e che interessa prevalentemente il volto dei bambini, aveva identificato una neoplasia con una particolare incidenza in Uganda: il sarcoma di Kaposi. Dal 1972 oltre a cercare le tribù con maggiore incidenza di tale sarcoma, Gaetano cercava di caratterizzarne la patogenesi ed in particolare il virus che ne era la causa. E così cominciarono gli studi sugli Herpes virus oncogeni, in particolare sul ruolo del Citomegalovirus (HCMV), che per anni è stato considerato essere l'agente eziologico del KS, fino alla scoperta del virus HHV-8 nel 1994. Per questo motivo quando nel 1981 scoppiò l'epidemia di sarcoma di Kaposi (descritta da Paul Volberding in un gruppo di omosessuali da lui curati), ci trovammo al centro dell'interesse mondiale, in particolare al Congresso del Marzo 1983 di New York organizzato da Friedman- Kien, dove tutti volevano sapere (dal sottoscritto) se era plausibile pensare che l'HCMV potesse essere la causa di epidemia di KS. C'era già Bob (Gallo) che cercava di zittire il suo gruppo, incluso Max Essex, perchè loro avevano già qualche idea, ma non il virus. Sull'onda di quell'interesse dilagante sulla strana immunodeficienza, che solo negli omosessuali si associava al KS (non si riscontrava negli emofiliaci), organizammo il primo convegno al Castel dell'Ovo a Napoli dal titolo "Epidemic of Acquired Immune Deficiency Syndrome (AIDS) and Kaposi's Sarcoma" tenutosi il 25 Giugno 1983.
In quel convegno Françoise, la giovanissima Barré-Sinoussi da poco rientrata dall'NIH dove aveva cominciato a lavorare sulla reverse trascriptase (la trascrittasi inversa) dei retrovirus, descrisse i suoi risultati e fu energicamente attaccata da Bob, perchè secondo lui non c'erano abbastanza dati (o forse nessuno) che provasse che si trattava di un nuovo retrovirus. D'altra parte erano solo due anni che Bob aveva scoperto il primo retrovirus umano (l'HTLV-I), e dopo quasi settanta anni di ricerche infruttuose ora se ne identificavano addirittura due in così breve tempo e soprattutto in patologie tanto diverse. Fu allora che Jean Claude (Chermann), il direttore del laboratorio di retrovirologia del Pasteur e capo di Françoise offrì a Bob la possibilità di verificare i loro risultati. E così qualche mese dopo Jean-Claude inviò i loro campioni biologici e la fotografia al Microscopio elettronico del virus da loro identificato.
E quello fu l'inizio della saga dei successivi 20 anni tra NIH e Pasteur. Il gruppo di Bob isolò il virus dal materiale inviatogli da Jean-Claude ed addirittura pubblicò come foto del loro isolamento quella al Microscopio elettronico inviatagli dal Pasteur. Così sebbene avessero di fatto coltivato il virus e permesso la sua caratterizzazione. il gruppo dell'NIH sembrava non aver saputo isolare il virus ..... ed il premio Nobel 2008 è andato alla sola Françoise ed a Luc (Montagnier), che sebbene direttore dell'Unità di Virologia Oncologica non era stato direttamente coinvolto negli studi sull'HIV. A questo seguirono varie controversie sia per l'esclusione di Jean-Claude che quella di Bob.
In questi 30 anni si sono fatti dei passi scientifici giganteschi sull'HIV, ed in generale sui lentivirus, che nel frattempo sono stati usati anche come vettori virali in terapie genetiche. Il risultato scientifico più rilevante è stata la possibilità di contenere l'infezione da HIV che sebbene non sia stata debellata con i trattamenti antiretrovirali (nemmeeno con l'HAART) nè sia stato ancora identificato un efficace vaccino preventivo anti-HIV, è diventata di fatto una patologia cronica con cui si può convivere per varie decadi. Un risultato incredibile in soli trenta anni, considerando l'aggressività della patologia al suo esordio, la totale novità del virus e la totale mancanza di conoscenze della comunità scientifica. L'auspicio è che a breve si possa identificare anche un efficace vaccino preventivo con cui eradicare il virus.
Erano gli inizi degli anni '80, da poco era scoppiata l'epidemia di AIDS ed il nostro gruppo diretto dal Prof. Gaetano Giraldo, si trovò al centro dell'attenzione mondiale essendo uno dei pochi laboratori al mondo che studiavano il Sarcoma di Kaposi (KS). Gaetano sull'esempio di Burkitt, lo scopritore del linfoma che da lui ha preso il nome e che interessa prevalentemente il volto dei bambini, aveva identificato una neoplasia con una particolare incidenza in Uganda: il sarcoma di Kaposi. Dal 1972 oltre a cercare le tribù con maggiore incidenza di tale sarcoma, Gaetano cercava di caratterizzarne la patogenesi ed in particolare il virus che ne era la causa. E così cominciarono gli studi sugli Herpes virus oncogeni, in particolare sul ruolo del Citomegalovirus (HCMV), che per anni è stato considerato essere l'agente eziologico del KS, fino alla scoperta del virus HHV-8 nel 1994. Per questo motivo quando nel 1981 scoppiò l'epidemia di sarcoma di Kaposi (descritta da Paul Volberding in un gruppo di omosessuali da lui curati), ci trovammo al centro dell'interesse mondiale, in particolare al Congresso del Marzo 1983 di New York organizzato da Friedman- Kien, dove tutti volevano sapere (dal sottoscritto) se era plausibile pensare che l'HCMV potesse essere la causa di epidemia di KS. C'era già Bob (Gallo) che cercava di zittire il suo gruppo, incluso Max Essex, perchè loro avevano già qualche idea, ma non il virus. Sull'onda di quell'interesse dilagante sulla strana immunodeficienza, che solo negli omosessuali si associava al KS (non si riscontrava negli emofiliaci), organizammo il primo convegno al Castel dell'Ovo a Napoli dal titolo "Epidemic of Acquired Immune Deficiency Syndrome (AIDS) and Kaposi's Sarcoma" tenutosi il 25 Giugno 1983.
In quel convegno Françoise, la giovanissima Barré-Sinoussi da poco rientrata dall'NIH dove aveva cominciato a lavorare sulla reverse trascriptase (la trascrittasi inversa) dei retrovirus, descrisse i suoi risultati e fu energicamente attaccata da Bob, perchè secondo lui non c'erano abbastanza dati (o forse nessuno) che provasse che si trattava di un nuovo retrovirus. D'altra parte erano solo due anni che Bob aveva scoperto il primo retrovirus umano (l'HTLV-I), e dopo quasi settanta anni di ricerche infruttuose ora se ne identificavano addirittura due in così breve tempo e soprattutto in patologie tanto diverse. Fu allora che Jean Claude (Chermann), il direttore del laboratorio di retrovirologia del Pasteur e capo di Françoise offrì a Bob la possibilità di verificare i loro risultati. E così qualche mese dopo Jean-Claude inviò i loro campioni biologici e la fotografia al Microscopio elettronico del virus da loro identificato.
E quello fu l'inizio della saga dei successivi 20 anni tra NIH e Pasteur. Il gruppo di Bob isolò il virus dal materiale inviatogli da Jean-Claude ed addirittura pubblicò come foto del loro isolamento quella al Microscopio elettronico inviatagli dal Pasteur. Così sebbene avessero di fatto coltivato il virus e permesso la sua caratterizzazione. il gruppo dell'NIH sembrava non aver saputo isolare il virus ..... ed il premio Nobel 2008 è andato alla sola Françoise ed a Luc (Montagnier), che sebbene direttore dell'Unità di Virologia Oncologica non era stato direttamente coinvolto negli studi sull'HIV. A questo seguirono varie controversie sia per l'esclusione di Jean-Claude che quella di Bob.
In questi 30 anni si sono fatti dei passi scientifici giganteschi sull'HIV, ed in generale sui lentivirus, che nel frattempo sono stati usati anche come vettori virali in terapie genetiche. Il risultato scientifico più rilevante è stata la possibilità di contenere l'infezione da HIV che sebbene non sia stata debellata con i trattamenti antiretrovirali (nemmeeno con l'HAART) nè sia stato ancora identificato un efficace vaccino preventivo anti-HIV, è diventata di fatto una patologia cronica con cui si può convivere per varie decadi. Un risultato incredibile in soli trenta anni, considerando l'aggressività della patologia al suo esordio, la totale novità del virus e la totale mancanza di conoscenze della comunità scientifica. L'auspicio è che a breve si possa identificare anche un efficace vaccino preventivo con cui eradicare il virus.